XI Periegesi in Magna Grecia – Diario

Palermo – Erice – Mozia – Marsala – Gela – Ragusa – Siracusa –

Lentini – Milazzo – Tyndaris – Cefalù – Palermo

30 Maggio – 7 Giugno 2014

I luoghi: Palermo, Segesta, Erice, Mozia, Marsala, Eraclea Minoa, Villa romana di Durrueli, “Scala dei turchi”, Gela, Ragusa, Kamarina, Modica, Siracusa, Lentini, Santuario dei Palici (a Rocchicella di Mineo), Catania, Giardini Naxos, Marina di Patti, Villa romana delle Terme Vigliatore, Milazzo, Capo Milazzo, Tyndaris, Cefalù, Himera, Palermo

Quest’anno il viaggio inizia a Palermo, prevede un lungo percorso lungo la costa mediterranea della Sicilia. Poi tre giorni a Siracusa. Infine il trasferimento a Tyndaris per le altre rappresentazioni di teatro antico. Che però sono state sospese all’ultimo momento. Così siamo rimasti col cerino in mano: viaggio già prenotato, ma senza più l’evento che lo motivava. Abbiamo deciso di mantenere, comunque, il programma.

Abbiamo anche un auto con autista che ci risparmierà molta fatica e ci permetterà di interagire meglio.

Riccardo ha organizzato una giornata di studi nella sede dell’INDA sul tema di Oreste e il matricidio.

Abbiamo una persona nuova: Giovanni, psichiatra fiorentino. Si va ad aggiungere al gruppo già nutrito degli psichiatri. Quest’anno saremo in quattro: Primo, Concetta, Riccardo e, appunto, Giovanni.

Venerdì 30 maggio. Sul Terravison per Pisa incontro Giovanni Viani che non vedevo da tempo. Sarà la matricola di questo nuovo viaggio in Sicilia. A Pisa è già arrivato Riccardo, poi gli altri toscani. Ci scambiamo notizie su Nicoletta O. E non sono buone. Appena arrivati a Punta Raisi si parte per Segesta. Facciamo intanto la conoscenza di Andrea, che si rivelerà, oltreché valido autista, anche ottimo compagno di viaggio.

Visitiamo la città elima: l’acropoli in cui sono in corso scavi anche in questo momento, il teatro, le case rupestri lungo il pendio, la porta a valle della città antica. Qui si fanno molte riflessioni poliorcetiche. La visita del tempio è particolarmente accurata, con molte riflessioni sulla sua funzione e sulla religione elima. Isa inizia un accuratissimo servizio fotografico.

Poi alla rocca di Erice. Fa freddo. O quantomeno un fresco insolito per la Sicilia di questi tempi. L’aria pungente è accentuata dall’altezza del luogo: uno sperone di roccia da cui si vede, a perdita d’occhio, l’entroterra siciliano e ad ovest il mare aperto: le saline di Trapani, le isole Egadi, teatro della battaglia che sancì la fine della prima guerra punica (241 a.C.).

Ci sistemiamo all’hotel Moderno, poco moderno, ma molto modesto e “polveroso”. Usciamo subito per una passeggiata fino al Castello di Venere. Qui era il tempio di Afrodite Ericina, noto in tutto il Mediterraneo e sede continuativa di un culto della Grande Madre Mediterranea che parte dalla divinità elima per poi evolversi nella Astarte fenicia, nell’Afrodite greca e nella Venere romana. La grande cesura arriva solo coll’avvento del cristianesimo e la fine del mondo antico.

Ceniamo, un po’ infreddoliti, al ristorante “La prima dea” che si rivela una delusione. Sopra tutto il cous–cous. Non fresco e non buono.

Sabato 31 maggio. Di prima mattina torniamo subito al Castello di Venere, alla ricerca accurata delle tracce della dea. Resta ben poco, ma la fantasia è tanta. Riccardo coglie l’occasione per parlare della prostituzione sacra. Non è una novità. Si leggono vari passi che parlano del santuario, nelle fonti antiche. Poi al Museo Cordici. Piccolo, ma interessante.

Il borgo intanto si è riempito di gente. Si perde tempo in Erice. Quando si parte l’autista ci porta a spasso per Trapani. Verso le saline poi. Troviamo anche un passaggio a livello dai tempi infiniti. Arriviamo all’imbarcadero di Mozia con molto ritardo. Pranziamo frugalmente (ma qualcuno neanche tanto…).

Percorriamo su un piccolo traghetto il breve braccio di mare, fra saline, lingue di terra, specchi di acqua stagnante. Arriviamo a Mozia che sono già le prime ore del pomeriggio. Iniziamo la visita di quest’isola carica di storia che ci ha restituito tanti manufatti e tanti spaccati di quello che fu una colonia punica di grande potenza. Passiamo uno splendido pomeriggio nell’isola visitando quanto c’è da vedere. A cominciare dal Museo Withaker, che porta il nome dell’inglese che per primo cercò il passato dell’isola. Poi il Kothion, il Tophet, la Porta Nord. C’entra anche un po’ di relax al bar dell’isola dove si parla di varia umanità.

Arriviamo a Marsala nel tardo pomeriggio. Riusciamo a vedere il Baglio Anselmi appena in tempo. Sarebbe stato un vero peccato perderlo. All’interno i resti della famosa nave punica (un “unicum”!) e poi lo splendido auriga di Mozia. Una quantità impressionante di ceramica punica, ma anche greca. Usciamo dal museo all’ora di chiusura e ci dirigiamo verso l’albergo che non è poi tanto lontano.

Nora ha trovato un albergo molto bello (Hotel Carmine), che ci ripaga di quello polveroso della notte precedente. Andiamo a cena ad un ristorante vicino (“Ristorantino di via Vaccari”). Lunghe attese, conto alto: una pessima esperienza. Insolita per la Sicilia.

Con alcuni finisco la serata nel grande chiostro dell’albergo, ricavato in un ex monastero carmelitano. Luogo pieno di profumi e di fascino. Vengono in mente le note delle “Notti nei giardini di Spagna” di Manuel de Falla. Solo l’inizio dell’irrigazione automatica riesce a scacciarci da tanto fascino.

Domenica 1 giugno. Al Carmine la colazione è letteralmente lussuriosa. Ce ne andiamo con rimpianto. A piedi ci dirigiamo verso l’area archelogica di Capo Boeo, che però è chiusa. Un vero peccato.

Riccardo ci lascia. Deve andare a Milano per un Congresso, ma sarà di nuovo con noi a Siracusa. Nell’attesa dell’ora di trasferirsi all’aeroporto di Trapani Birgi, corrompendo un custode, riesce a farsi aprire l’antro della Sibilla Lilibetana. Ce lo dirà poi.

Noi ci dirigiamo verso Eraclea Minoa. Qui un interessante Antiquarium, il grande teatro e gli edifici circumvicini. Da sopra la cavea si può ammirare la grande estensione della città antica, in un paesaggio di grande bellezza.

Ripartiamo verso Gela. Prima di Agrigento ci fermiamo alla Villa romana di Durrueli (o di Realmonte), un vero gioiello di villa romana marittima. Sommersa di cartacce e chiusa al pubblico: una perla ai porci. Il mare dei dintorni è bello. Ci fermiamo in un posto panoramico per ammirare la c.d. “Scala dei turchi”. Pranziamo in una baracchina (“Kaeso”), direttamente sul mare, dove ci viene preparato un buon pasto in tempi veloci. Nonostante si sia palesemente fuori orario. Qualcuno ne approfitta anche per fare un bagno in un mare che porta tepori africani.

Arriviamo a Gela a pomeriggio inoltrato, visitiamo il bel museo archeologico dove sono raccolte le ricchissime collezioni delle campagne di scavo della colonia rodo-cretese. Poi ripartiamo per Ragusa, senza tappe ulteriori.

Arriviamo a Ragusa sul far della sera. Alloggiamo al Ragusa INN, un B&B simpatico e a buon mercato. Ceniamo al City Ragusa. C’è poca gente, ma, ciò nonostante, il servizio è lentissimo.

Lunedì 2 giugno. Visita del museo archeologico dei Monti Iblei, che si raggiunge a piedi. Il museo è in un palazzo costruito malamente su una gravina. Ricchissimo e di estremo interesse. Vi si possono ricostruire tutte le fasi del popolamento antico dei Monti Iblei. Un museo da vedere e rivedere.

Nel dirigersi verso Kamarina il nostro autista ci porta verso il luogo della casa del Commissario Montalbano. Arriviamo all’area archeologica e al museo di Kamarina. Il museo è ricchissimo di reperti. Impressionante la quantità di anfore raccolte in loco e sul fondo marino limitrofo. Il panorama intorno è bellissimo. Qui, anche dopo la distruzione della città, resistette fino alla fine del mondo antico il culto di Atena. Del tempio della dea restano le fondamenta.

È tempo di dirigerci verso Siracusa. Ci consentiamo una breve sosta a Modica. Un pranzo veloce e un piccolo assaggio di barocco siciliano.

Arriviamo a Siracusa al parking dei bus. Alloggiamo in luoghi diversi.

Ci ritroviamo al tempio di Apollo per poi proseguire a piedi fino al teatro greco. Stasera viene rappresentato “Agamennone”, primo episodio dell’Orestea. La rappresentazione è accettabile. Non però proprio all’altezza di quest’opera magnifica che, all’origine del teatro, raggiunge un livello di intensità e bellezza poche volte poi nuovamente raggiunto. È apprezzabile la fedeltà al testo nella traduzione di Monica Centanni. In molti di noi è ancora forte il ricordo dello spettacolo di alcuni anni fa con la traduzione di Pasolini.

È lo spettacolo del centenario. Cento anni fa le stagioni dell’INDA cominciarono proprio con l’Agamennone, che si può considerare la prima delle tragedie antiche ad essere rappresentata nuovamente in tempi moderni. E proprio qui, dove quelle vicende erano state rappresentate anche nei tempi antichi.

La regia ha saputo conservare alcuni momenti di intesa magia. La scolta che “legge” i fuochi che vengono da Troia, il tappeto di porpora che Clitemnestra stende per portare il marito verso l’ara sacrificale, lei che esce a rivendicare la titolarità del massacro:

πολλῶν πάροιθεν καιρίως εἰρημένων

τἀναντί’ εἰπεῖν οὐκ ἐπαισχυνθήσομαι.

πῶς γάρ τις ἐχθροῖς ἐχθρὰ πορσύνων, φίλοις

δοκοῦσιν εἶναι, πημονῆς ἀρκύστατ’ ἂν

φράξειεν ὕψος κρεῖσσον ἐκπηδήματος;

ἐμοὶ δ’ ἀγὼν ὅδ’ οὐκ ἀφρόντιστος πάλαι·

νείκης παλαιᾶς ἦλθε, σὺν χρόνῳ γε μήν·

ἕστηκα δ’ ἔνθ’ ἔπαισ’ ἐπ’ ἐξειργασμένοις.

1380    οὕτω δ’ ἔπραξα–καὶ τάδ’ οὐκ ἀρνήσομαι–

ὡς μήτε φεύγειν μήτ’ ἀμύνεσθαι μόρον.

ἄπειρον ἀμφίβληστρον, ὥσπερ ἰχθύων,

περιστιχίζω, πλοῦτον εἵματος κακόν,

παίω δέ νιν δίς· κἀν δυοῖν οἰμωγμάτοιν

μεθῆκεν αὐτοῦ κῶλα· καὶ πεπτωκότι

τρίτην ἐπενδίδωμι, τοῦ κατὰ χθονός,

Ἅιδου, νεκρῶν σωτῆρος, εὐκταίαν χάριν.

οὕτω τὸν αὑτοῦ θυμὸν ὁρμαίνει πεσών,

κἀκφυσιῶν ὀξεῖαν αἵματος σφαγὴν

1390    βάλλει μ’ ἐρεμνῇ ψακάδι φοινίας δρόσου,

χαίρουσαν οὐδὲν ἧσσον ἢ διοσδότῳ

γάνει σπορητὸς κάλυκος ἐν λοχεύμασιν.

ὡς ὧδ’ ἐχόντων, πρέσβος Ἀργείων τόδε,

χαίροιτ’ ἄν, εἰ χαίροιτ’, ἐγὼ δ’ ἐπεύχομαι.

εἰ δ’ ἦν πρεπόντων ὥστ’ ἐπισπένδειν νεκρῷ,

τῷδ’ ἂν δικαίως ἦν, ὑπερδίκως μὲν οὖν·

τοσόνδε κρατῆρ’ ἐν δόμοις κακῶν ὅδε

πλήσας ἀραίων αὐτὸς ἐκπίνει μολών.

Nella recitazione, sempre un po’ troppo concitata, si perdono alcuni momenti di intenso lirismo. Specialmente nei cori. Ma resta un gran bello spettacolo, una buona interpretazione di quello che è il più grande pezzo teatrale di tutti i tempi.

La cena (molto modesta) è al Ristorante “Dei Mille”, all’inizio di Ortigia.

Martedì 3 giugno. Gran bella colazione sul roof dell’hotel Ortigia. Di fronte il porto grande e più in là il tempio di Zeus. Qui lo scempio della flotta ateniese e la fuga sbandata verso una salvezza impossibile. Ci rechiamo all’INDA per scoprire che non sanno del nostro convegno. Viene avvertito Riccardo che, da lontano, riesce a trovare una soluzione: domani avremo la disponibilità della sala.

Visitiamo il Castello Maniace. Poi il seppellimento di Santa Lucia del Caravaggio. Finalmente possiamo accedere all’Artemision. Ci avevamo provato tante volte. Anche con Plinio. Gli scavi sono ora visitabili sotto le fondamenta del Palazzo Comunale. I reperti sono di difficile lettura. Anche perché è stato fatto una scavo conservativo per cui, oltre a ciò che resta del tempio di Artemide (ben poco!), si è voluto conservare anche sostruzioni successive: civili abitazioni medioevali, una chiesa, luoghi di sepoltura…. Dall’Artemision si passa all’Athenaion: il Duomo e il tempio di Athena.

Pranziamo molto bene a “La Tavernetta”. Poi ci concediamo una siesta lunga.

Alle 18.00 ci ritroviamo davanti al tempio di Apollo per dirigerci al teatro greco. È la volta degli altri due episodi della trilogia: “Coefore ed Eumenidi”.

Troviamo Riccardo al baretto dell’ingresso del teatro. Spettacolo lungo: in tutto due ore e mezza. Buono spettacolo, con grande rispetto del testo antico e molte belle trovate sceniche. Apollo è Ugo Pagliai, Athena è Piera Degli Esposti.

Si cena ancora a “La Tavernetta”. Non tutti vengono. Cena piacevole e a buon mercato.

Mercoledì 4 giugno. Al mattino ancora un’altra sontuosa colazione sul roof del Grand Hotel Ortigia. Ancora in compagnia degli spartani di Gilippo e degli ateniesi di Nicia, ormai in rotta verso Eloro. Sulla via sacra si sentono i peana dei giovani siracusani che già gustano la gioia della vittoria e l’ebrezza del massacro…

Poi puntuali all’INDA per il convegno su Oreste e il matricidio organizzato da Riccardo (vedi programma in basso). Si parte un po’ in ritardo. Oltre al nostro gruppo, motivato e al completo abbiamo anche una simpatica coppia di Augusta. Richiamata dalla fama di Riccardo.

Ci alterniamo nei ruoli di relatori ed uditori. Qualcuno potrebbe dire: “…se la cantano e la suonano…”. Il mito di Oreste e il tema del matricidio vengono sviscerati con determinazione.

Si pranza al “Lungo la notte”, oltre la fonte Aretusa. I proprietari ci offrono dei dolcetti a base di pasta di mandorle. Il posto è incantato. Davanti a noi i Plemmirio, ancora il tempio di Zeus e lo specchio del porto grande…

Al teatro greco è la volta di Aristofane con “Le Vespe”. Forse il più bello spettacolo, quest’anno. Almeno nel senso della resa teatrale. Satira dissacrante della democrazia ateniese. Primo esempio di teatro nel teatro… Ci manca Plinio…

Si cena di nuovo a “La Tavernetta”, ma stasera è molto pieno, molto rumore.

Giovedì 5 giugno. Finiti gli spettacoli classici, oggi si riparte. Il ritrovo è alla stazione dei bus. Giovanni si perde e dobbiamo a lungo cercarlo.

Sul pullman Primo presenta il programma della giornata. Densissimo perché approfitteremo della marcia di avvicinamento a Tyndaris per visitare zone note e meno note dell’area etnea.

La prima tappa è a Lentini per la visita del locale museo archeologico. Anche qui grande ricchezza di reperti. Insomma una meraviglia che, da solo, meriterebbe una visita in Sicilia.

Riccardo è molto preso dallo “Elogio di Elena” di Gorgia. Che era già stato letto sul pullman. Ora però vuol fare di più. Pensa ad un convegno dibattito – tribunale su Elena, aperto a una dimensione “galattica” e da effettuarsi proprio qui: a Lentini. Per cui decide di andare dal sindaco a farne formale domanda. Lo seguo pensando che possa essere arrestato. Invece è (siamo) ricevuti dal sindaco in persona che si scusa perché l’assessore alla cultura non è prontamente reperibile. Si dice disponibile ad offrire locali e supporto all’iniziativa. Che però chiede possa cadere in periodo scolastico così da permettere agli studenti di partecipare. Ci fa anche dono di vari gadget su Lentini e sulla sua storia antica.

Vedremo se l’iniziativa avrà esito. Ma intanto l’inizio è stato strabiliante: bravo Riccardo.

Dallo studio del sindaco ci dirigiamo verso il Santuario dei Palici. Attraversiamo la piana di Catania. E viene in mente Massarò della novella del Verga. Poi arriviamo a Rocchicella di Mineo dove c’è questa meraviglia naturalistica che ha accolto il grande santuario dei fratelli Palici. Per farne uno dei centri più importanti della resistenza sicula alla dominazione greca prima e romana poi.

Pranziamo a Catania, da Prestipino. Si lascia Riccardo all’aeroporto e proseguiamo per Tyndaris. Ma prima ci fermiamo a Giardini Naxos. Visitiamo l’antiquarium, poi gli scavi.

Si riparte per Marina di Patti, per l’Hotel La Playa. Sul pullman si accendono discussioni sulla cena. Il gruppo si divide: alcuni restano in albergo e mangiano male. Altri vanno a “La Perla Nera” di Marina di Patti e mangiano bene. Gradevolissima la passeggiata di ritorno, fra le canne del lungomare. Che sanno di salmastro, ma anche di timo e di rosmarino. Con il fondo cupo dell’odore della lantane.

Venerdì 6 giugno. La colazione del La Playa è spartana. Come al solito. Ma il posto è bello. Le Eolie ci fanno da sfondo e il mare viene quasi fin sotto le finestre.

Ce la prendiamo comoda. Si parte alle 9.30. Per la Villa romana delle Terme Vigliatore. Altra perla quasi sconosciuta. Con una marea di custodi che parlano di diritti sindacali … e le rovine della villa tardo antica invase dalle erbacce: “viene di solito una signora a tagliare l’erba, ma quest’anno non si è vista. … Sa …: la mancanza di personale….”

Poi a Milazzo, il museo Ryola è in ristrutturazione. Ci dirigiamo verso Capo Milazzo e i bagni di Venere. Il pranzo è al sacco. È l’occasione per il primo bagno della stagione. Ma in verità qualcuno l’aveva già fatto a Agrigento. Primo bagno, primo sole, un posto d’incanto. Piacevole anche il viaggio di ritorno per un sentiero, ora reso ben agibile, che permette di visitare anche il romitorio in cui avrebbe soggiornato anche Sant’Antonio da Padova. Quello della basilica, per intenderci.

Ci dirgiamo a Tyndaris. Visitiamo gli scavi, l’antiquarium, il teatro. Purtroopo quest’anno niente spettacoli.

La sera siamo a cena a “La Capannina di Mongiove”. Mangiamo molto bene e un simpatico cameriere ci fa una lezione sui vini siciliani. In particolare sul nuovo (vecchio) mamertino.

Sabato 7 giugno. Si dovrebbe partire alle 8.30. Ma Andrea ritarda. Piccola sosta a Cefalù, poi verso Himera. Visitiamo prima il tempio della Vittoria. Poi l’Antiquarium, con la fiale di Catalvaturo in bella mostra. Quasi nascosto è invece il Mosaico di Settefrati, asportato al momento degli scavi nella villa.

Terminata la visita Andrea ci offre degli ottimi cannoli di Cefalù. Passiamo per Palermo, dove alcuni di noi si fermano. E infine ci dirigiamo verso Punta Raisi. Qui salutiamo Andrea e ognuno si dirige verso la propria destinazione.

È stato un bel viaggio. Il prossimo (il XII°) oltre ai tre giorni siracusani si proporrà di percorrere la c.d. “via dei latifondi”, la via della tarda antichità che univa Catania con Agrigentum. Passando per Piazza Armerina.

Appendice

In occasione del 50° Ciclo di Rappresentazioni Classiche del Teatro Greco di Siracusa che prevede la rappresentazione dell’Orestea, trilogia composta dall’Agamennone e dalle Coefore-Eumenidi di Eschilo

Il Centro Studi di Terapia della Gestalt

Con il patrocinio di:

Fondazione INDA (Istituto nazionale del Dramma antico)

Centro Antropologia del Mondo Antico dell’Università degli Studi di Siena

promuove una Giornata di studi su

La follia di Oreste e il conflitto tra dei

Siracusa, 4 giugno 2014 dalle ore 9.15 alle ore 13.30

Sede dell’INDA – Corso Matteotti n. 29

Fu dell’oracolo delfico la terribile ingiunzione data ad Oreste di compiere il matricidio per vendicare l’uccisione del padre Agamennone, re dei re tornato vincitore dalla guerra di Troia. Un misfatto che attrasse sul matricida la furia delle Erinni che esasperarono una follia già latente ed alimentata dal dubbio insanabile tra volontà di vendetta e di perdono. Una struttura di personalità descritta come ambivalente ed incerta si trova esposta ad un conflitto archetipico che dilanierà un non-eroe nel dubbio sulla legittimità di un possibile esistere che neppure il giudizio dell’Areopago seppe sciogliere. Solo intervento divino – ex-machina – porterà la requie insperata ad un conflitto umano che, come spesso, appare irresolubile e forse ontologico. Su questo stesso giudizio e sulla multi-significatività del racconto mitico si confronteranno antichisti, psichiatri, letterati, psicoterapeuti e … ricercatori di una verità “sostenibile” di fronte alle sfide estreme che la vita ci pone.

Programma

Ore 9.15 – inizio lavori e presentazione della giornata di studi. Coordina Isa Bergamini

Ore 9.30 – Riccardo Zerbetto (Direttore, Centro Studi di Terapia della Gestalt): Il complesso di Oreste e il matricidio

Ore 9.50 – Daniela Fausti (Ordinario di Letteratura greca, Università di Siena): La follia nel mondo greco e la follia di Oreste

Ore 10.10 – Primo Lorenzi (Psicopatologo): La personalità di Oreste e le sue declinazioni patologiche

Ore 10.30-11 Discussione

Ore 11-11.30 Pausa

Ore 11.30- Concetta Stornante (Psichiatra): Volti della paternità e del tradimento

Ore 11.50- Maria Teresa Fabbri (Docente di Latino e Greco, Liceo Classico): L’Orestea secondo Pasolini

Ore 12.10 Giorgio Bergamini (Ingegnere): “deus ex machina… come ricostruirla?

Ore 12.30 Discussione